Teatro Eliseo | Due ragazzi che si amano uno spettacolo di Gabriele Lavia su Jacques Prévert

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Al di là della popolarità delle sue parole d’amore, Jacques Prévert è un poeta estremamente complesso, un poeta strano, che ha attraversato tanti momenti diversi e che ha voluto usare le parole di tutti i giorni per esprimere concetti profondi.

Chi sono i ragazzi che si amano? Siamo noi. E chi ha provato “questo amore / così violento / così fragile / così tenero / così disperato”? Siamo sempre noi. E tutto questo è detto semplicemente, senza distanze, né soggezione, né alcuna sacralità.

Così Grabriele presenta il suo spettacolo da Jacques Prévert. I ragazzi che si amano, sull’amore giovanile e il rapporto degli innamorati con la realtà. I giovani, estraniati dal mondo e dimentichi di tutto, non tengono conto della chiusura morale della gente verso la loro dolcezza.

Tra citazioni colte (da Magritte a Presley, da Picasso ai Beatles, da Heidegger a Hopper), Lavia ci “illumina” – anche solo per pochi istanti, quelli che servono per ‘tre fiammiferi uno dopo l’altro accesi nella notte / il primo per vederti tutto il viso / il secondo per vederti gli occhi / l’ultimo per vedere la tua bocca’ – con il chiarore della poesia.

Due ragazzi si amano e si baciano al tramonto. La gente che passa, vedendoli, li disapprova indignata, ma loro non notano nulla, non ci sono per nessuno, vivono esclusivamente nel loro primo amore. Perché l’amore tra due giovani deve essere disapprovato, come se fosse qualcosa di proibito? Forse, perché i giovani hanno ancora il coraggio, che deriva dall’incoscienza o dall’innocenza dei loro anni, di manifestarlo liberamente, di viverlo come amore.

Prévert non vuole essere diverso da noi – prosegue l’attore e regista – non vuole farsi notare. È vestito di grigio. Porta impermeabile e cappello. La domanda è: che cosa siamo noi? Noi, siamo tutta la vita. Noi ci amiamo e noi viviamo, noi viviamo e noi ci amiamo… Con un colpo di scena che ci dà la misura della grandezza di questo autore, Il poeta ci dice che noi non sappiamo che cosa sia la vita, non sappiamo che cosa siano i giorni e non sappiamo che cosa sia l’amore. L’essere è soltanto nella non-coscienza di sé.

Lo spettacolo è dunque un percorso affascinante e coinvolgente con una guida d’eccezione attraverso le ‘nebbie’, non solo del porto del celeberrimo film di Marcel Carné, ma anche delle cave fumose in cui Juliette Greco cantava