Gli anni amari, quinto lungometraggio di Andrea Adriatico, uscirà nelle sale italiane il 12 marzo, in occasione del trentasettesimo anniversario della morte di Mario Mieli, distribuito da I Wonder Pictures.
Il film ripercorre la vita e i luoghi di Mario Mieli, tra i fondatori del movimento omosessuale nostrano nei primi anni 70. Nato nel 1952 a Milano e morto suicida nel 1983, prima dei trentun anni, Mario fu attivista, intellettuale, scrittore, performer, provocatore, ma soprattutto pensatore e innovatore dimenticato. Figlio di genitori benestanti e penultimo di sette figli, vive una vita intera in un rapporto complicato con il padre Walter e la madre Liderica.
La pellicola ne segue i passi a partire dall’adolescenza al liceo classico Giuseppe Parini di Milano. La gioventù e la vita notturna sfrenata, quando ancora omosessualità era sinonimo di disturbo mentale. Il viaggio a Londra e l’incontro fondamentale con l’attivismo inglese del Gay Revolution Front.
Il ritorno in patria e l’adesione al “Fuori!”, prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano- La fondazione dei “Collettivi Omosessuali Milanesi” e la pubblicazione del saggio Elementi di critica omosessuale. La popolarità mediatica ma anche le turbe mentali.
Mario è protagonista assoluto, attorno al quale gravitano nomi e volti di amici e compagni che, con lui, hanno contribuito a cambiare la storia: Corrado Levi (architetto, docente, artista), Piero Fassoni (pittore), Ivan Cattaneo (cantante), Angelo Pezzana (fondatore del primo movimento omosessuale italiano, il “Fuori!”), Fernanda Pivano (scrittrice e traduttrice), Milo De Angelis (poeta), Francesco Siniscalchi (massone che denunciò Licio Gelli e la P2). Fino all’intensa e sofferta storia d’amore con il giovanissimo Umberto Pasti, futuro scrittore.
Con il suo quinto lungometraggio, il regista Andrea Adriatico rilegge gli anni 70 attraverso la vita di uno dei suoi protagonisti più originali ed estremi: Mario Mieli, ideologo di una sessualità oltre gli schemi, attivista del nascente movimento omosessuale, intellettuale, scrittore, performer, morto suicida a 30 anni il 12 marzo 1983. Adriatico, che con Grazia Verasani e Stefano Casi ha anche curato la sceneggiatura, arriva al film Gli anni amari su Mieli dopo anni di preparazione e ricerche, ed espone i frammenti di una vita brevissima ma intensa.
Il film prodotto da l’Altra Cinemare con Raicinema, in collaborazione con Pavarotti International, con il sostegno del Mibac, con il contributo di Emilia Romagna Film Commission e Apulia Film Commission- è stato presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma.
Gli anni amari è l’attraversamento di un’epoca, di quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni ’70. È anche la rievocazione di un necessario movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava. Gli anni amari è tutto questo, o almeno cerca di esserlo.
Mieli era un genio, che ci ha sedotto, come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione. Ma era anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine, quella in cui aveva costruito la sua bolla di sopravvivenza e quella in cui era relegato da chi lo considerava troppo snob o troppo scomodo; la solitudine di chi ha imparato a farcela da solo per sopravvivere a dispetto di tutto e tutti, e la solitudine in cui si è ritrovato per l’ennesima volta quel giorno di marzo dell’83 in cui, a soli 30 anni, ha deciso di togliersi la vita.
Andrea Adriatico (L’Aquila, 1966) è regista teatrale e cinematografico, giornalista professionista, architetto ed è stato docente alla sezione cinema del Dams di Bologna. Da anni lavora nel teatro, qualificandosi tra i registi teatrali più singolari della generazione degli anni ‘90. A Bologna ha fondato nel 1993 il Centro Internazionale Teatri di Vita.
Tra il 2000 e il 2002 crea tre cortometraggi: ANARCHIE (2002), L’AUTO DEL SILENZIO (2002) e PUGNI E SU DI ME SI CHIUDE UN CIELO (2002), quest’ultimo presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e in seguito in numerosi altri festival italiani e stranieri, dove si aggiudica diversi premi. Nel 2004 firma il suo primo lungometraggio IL VENTO, DI SERA, invitato al Festival del Cinema di Berlino, successivamente ospite di oltre venti festival internazionali in tutto il mondo e vincitore del “Roseto Opera Prima Film Festival”. Il suo secondo film, ALL’AMORE ASSENTE, presentato nel 2007 al London International Film Festival, vince il “Premio Speciale della Giuria” al Festival Annecy Cinéma Italien. Nel 2010 firma, insieme a Giulio Maria Corbelli, la regia del documentario +o- IL SESSO CONFUSO, RACCONTI DI MONDI NELL’ERA AIDS, che fa il punto della situazione sulla pandemia che ha travolto il nostro secolo (“Premio Internazionale Emilio Lopez” a Pescara e “Miglior film documentario” al Mix di Milano). Il suo ultimo docufilm è TORRI, CHECCHE E TORTELLINI, presentato al Torino Gay&Lesbian Film Festival.