Parasite | vince ad Hollywood il film che racconta le conseguenze del divario che separa il ricco mondo delle star dall’Universo degli ultimi (?)

Parasite, film diretto da Joon-ho Bong, è un dramma che racconta la storia della famiglia Kim, formata dal padre Ki-taek (Kang-ho Song), un uomo privo di stimoli, una madre, Chung-sook (Hye-jin Jang), senza alcuna ambizione e due figli, la 25enne Ki-jung (So-dam Park) e il minore, Ki-woo (Woo-sik Choi).

Vivono in uno squallido appartamento, sito nel seminterrato di un palazzo, e sono molto legati tra loro, ma senza un soldo in tasca né un lavoro né una speranza per un futuro roseo. A Ki-woo viene la perversa idea di falsificare il suo diploma e la sua identità per reinventarsi come tutor e impartire lezioni a Yeon-kyuo (Yeo-jeong Jo), la figlia adolescente dei Park.

Quest’ultimi sono una ricca famiglia, che, al contrario dei Kim, vivono in una grande villa, grazie ai guadagni del patriarca, dirigente di un’azienda informatica.

Ki-woo insegna principalmente inglese alla ragazza a un ottimo prezzo, cosa che genera entusiasmo e speranza nella suoi parenti. Il ragazzo, notando come alla figlia minore dei Park piaccia disegnare, ha la subdola idea di inventare che sua sorella Ki-jung è un’insegnante d’arte, permettendo anche a lei di infiltrarsi nella loro vita.

Le due famiglie non sanno, però, che questo incontro è solo l’inizio di una storia strana, che porterà i Kim a introdursi sempre più nella routine dei Park, come un parassita fa con un organismo estraneo. Ki-woo riuscirà infatti a far assumere il padre e poi la madre… insomma la famiglia al gran completo …ma senza far capire ai PARK che i KIM sono una famiglia.

Parasite, che in italiano significa parassita (e questo è già tutto dire) è l’attenta e drammatica critica al divario sociale che anima la nostra vita in molte parti del globo: i ricchi contrapposti ai poveri, i poveri che non possiedono nulla se non la propria povertà e degli antagonisti ancor più poveri   “ben disposti”  a litigarsela per un paio di  briciole.

Comun denominatore dell’inevitabile divario,  la superficialità dei grandi ricchi: hanno preoccupazioni sterili e ad un certo punto scatenano reazioni “irreparabili”.

Infatti, se il film all’inizio si tinge di giallo dalla metà in poi assume tutti i connotati di un thriller dal retrogusto “crime” che, presto o tardi, spinge lo spettatore a dividersi,  ora parteggiando per la famiglia KIM, ora per la famiglia PARK.

Un mix di generi che convince e vince  ad Hollywood, nella terra con la più alta concentrazione di stars  plurimiliardarie.
Chissà se in qualcuna delle loro ville non si nascondano  storie simili … ma più di questo non vi possiamo dire.

 

Non è un caso, dunque, il trionfo nella Notte degli Oscar del sudcoreano ‎Bong Joon-ho con Parasite. Già vincitore della Palma d’oro a Cannes, il film di Bong Joon-ho ha conquistato quattro premi, miglior regia, sceneggiatura originale, film internazionale (ex ‘straniero’) e, il più importante, miglior film.

di Giovanni Pirri