Il mio nome è Bohumil, spettacolo liberamente tratto da Ho servito il re d’Inghilterra di Bohumil Hrabal, messo in scena da Jacob Olesen con la regia di Giovanna Mori, sarà in scena il 7 marzo presso il Teatro La fenice di Arsoli.
Bohumil è un cameriere di bassa statura il più basso di tutti, piccolo come un piccolo dice di sé e di umile lignaggio, dotato di innata gentilezza e ingenua ambizione. La sua vicenda si svolge a Praga, dagli anni Trenta alla fine della guerra, nel periodo quindi che va della belle époque slava prima e all’occupazione nazista poi.
Bohumil un passo alla volta fa carriera, si arricchisce e prende moglie, fino alla disfatta provocata dalla guerra, che gli porterà via beni e affetti.
Intorno a lui c’è un mondo tutto impersonato da Olesen, un monologo di dialoghi racchiusi in un corpo solo e in una sola voce: una galleria di personaggi descritti con leggerezza e ironia, registri che l’attore padroneggia con recitazione incalzante, piena di stupore e, nello stesso tempo, di disincanto.
L’adattamento di Jacob Olesen ci rende tutta l’umanità e la delicatezza del romanzo, incarna e restituisce la visionarietà e l’attenzione agli aspetti surreali dell’esistenza, il gusto dell’imprevisto e il non-intellettualismo, tipici del resto dell’intera produzione letteraria dello scrittore.
Jacob Olesen è presente sulle scene italiane ed estere da oltre 30 anni. La sua lunga e ricca carriera artistica affonda le radici in Svezia, suo paese di origine, e a Roma dove abita da 23 anni. L’abilità di parlare sei lingue, Italiano, Inglese, Tedesco, Danese e Svedese, gli ha reso possibile recitare in tutta Europa, in Nord Africa, Sud America, Asia e in altri parti del mondo. Nella radio e in televisione ha scritto e recitato in numerosi programmi. In teatro ha presentato molti spettacoli di successo in cui oltre che attore protagonista o coprotagonista è stato anche autore e regista.
Bohumil Hrabal iniziò a pubblicare poesie negli anni trenta, ma senza successo. La sua vena artistica si indirizzava piuttosto verso la narrativa, secondo toni non-intellettuali e autobiografici, continuamente legati alla sua formazione. Dal 1963 poté dedicarsi completamente alla scrittura, ma la fine dellaPrimavera di Praga, dopo il 1968 portò alla censura totale delle sue opere da parte del regime. I suoi romanzi circolavano tramite canali clandestini. La diffusione era però tale da renderlo un maestro riconosciuto, con una crescente fama anche fuori dai confini della Cecoslovacchia.

