il Filo di ‘Sofia: CAPITOLO 15 – LA RICETTA NON C’E’.

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La ricetta giusta, valida sempre e per tutti i casi, non c’è. Non esiste. Insomma, è meglio diffidare di chi propina la ricetta infallibile per la soluzione dei problemi. Diffidare sempre di chi spaccia la propria opinione personale come verità assoluta e indiscutibile. Infatti, la ricetta magica non c’è. Può esistere, invece, il dialogo.

La complessità del mondo di oggi, infatti, richiede umiltà e consapevolezza, richiede dialogo e ascolto reciproco, perché i fallimenti sono parte integrante di ogni percorso di ricerca. La ricerca è fatta di errori e chi non impara dagli errori è destinato a restare fermo, a interrompere il cammino, a ripetere sempre gli stessi errori.

Ecco perché tutto il discorso finora portato avanti in questo libro di riflessioni e dialogo, ci riporta al problema di come selezionare la classe dirigente. Una volta, seppur con tutti i limiti dei vecchi partiti storici, il politico era scelto o cooptato in base alle qualità individuali e alla cultura personale, in base all’intelligenza e alla forza delle sue idee, attraverso centri studi e scuole di formazione, anche organiche ai partiti, certo, con tutte le storture ideologiche che possiamo immaginare, ma che formavano così, partendo dalla gavetta, la classe dirigente del futuro. Poi, quando si era pronti, si affrontava il responso delle urne.

Una classe politica degna di questo nome, insomma, dovrebbe essere in grado di “cucinare” il piatto desiderato perché capace di organizzare la spesa in maniera mirata. Anche se la presunzione di conoscere la ricetta giusta è soltanto un retaggio frutto degli ideologismi di parte o di partito. Lo era un tempo come lo è tuttora.

Per uscire da tale labirinto, perciò, è forse necessario aprire la mente e liberarsi delle troppe ricette preconfezionate che ciascuno pensa di possedere. E’ necessario, invece, che ciascuno sia consapevole di tutte le varie fasi di sviluppo di un progetto affinché queste vengano riportate, in maniera chiara e limpida, alle autorità competenti, che diventano così responsabili del progetto, ovvero si assumono una responsabilità.

Le responsabilità oggettive e soggettive della politica sono divenute un vero e proprio imperativo da pretendere, in quanto cittadini, dal Palazzo. Per avere finalmente delle sicurezze (non certezze!) sulle diverse, effettive, reali qualità e capacità di chi ci rappresenta o di chi ci dovrebbe governare. Purtroppo, si continua a selezionare secondo criteri arbitrari e personalistici. Di conseguenza, il nostro voto è stato umiliato in tutti i modi, a cominciare dai meccanismi e dagli ingranaggi di leggi elettorali antidemocratiche o dai giochi di Palazzo.

In altri termini, i primi a non essere all’altezza del loro difficile compito sembrano essere proprio i selezionatori, che credono di avere la ricetta giusta, che scelgono attraverso criteri spesso affaristici, oppressivi, clientelari, familisti, nepotisti, ecc.

Ecco perché una risposta furbastra ai tanti problemi presenti nella nostra società complessa, risiede nel rifugiarsi nelle certezze propinate dal Potere dominante o aggrappandosi alle false risposte date come corollario a situazioni ideologiche “troppo rigide”, a cui bisognerebbe opporre – invece – un pensiero elevato, semplice, sostenuto da uno spirito di libertà e da un metodo liberale in grado di essere creativo.

E’ del tutto evidente che non si può continuare a credere di poter curare un malato, aggredito da un nuovo virus, con vecchie medicine e metodologie ormai inutili perché superate dai fatti della Storia. I danni provocati dal pragmatismo, in tal senso, sono sotto gli occhi di tutti. L’ideologia dei fatti ha reso tutto evanescente. E’ arrivato il momento di archiviare il vecchio libro delle ricette perché soltanto una mente aperta, nutrita dalla ricerca e dalla creatività, dalle analisi e dalle intuizioni, porterà ad innovare il quadro politico attuale e, quindi, alla possibilità di scoprire e applicare cure efficaci a un sistema malato in quanto ignorante e intossicato.

Insomma, i Corsari si adattano, ma non si adeguano. Per questo motivo, i cantieri delle idee non dovrebbero mai chiudere. Perché la vita è un enorme cantiere sempre aperto, un luogo dove bisogna sapersi adattare a quei cambiamenti che vengono determinati dalle buone idee.

Si dovrebbe uscire, quindi, con urgenza, dalla logica dei “canoni fissi”. Come? Attraverso un’accurata analisi sviluppata senza prosopopea e senza devastanti ideologie pregiudiziali. Non a caso, siamo di fronte a mutamenti sociali nati da nuove esigenze, nuove culture, nuovi stili esistenziali. E i politicanti sono rimasti indietro. Salviamoci finché siamo in tempo!

Carlo Prinzhofer e Pier Paolo Segneri

… Continua …

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