Tra i relatori anche il giornalista Antonello Orlando di RAI Sport
TERNI – Il mister Attilio Tesser della Ternana Calcio, società partecipante al campionato di serie B, dal campo alla cattedra diventa relatore con una brillante lezione tecnico-tattica ai giornalisti: grande successo per l’evento formativo svoltosi nell’auditorium di Palazzo Gazzoli che ha visto la presenza anche di un vero professionista della comunicazione, come Antonello Orlando di Rai Sport, già storico radiocronista di Tutto il Calcio Minuto per Minuto e del grande ciclismo. Quattro ore di lezione che hanno toccato tematiche e problematiche attuali del mondo del calcio. A moderare l’incontro il noto giornalista Massimo Angeletti. Presente al convegno anche Lorenzo Modestino, responsabile comunicazione Ternana Calcio.
L’allenatore della Ternana ha esordito nel suo intervento spiegando l’importanza della gestione del gruppo in una squadra: “L’allenatore – afferma il tecnico Attilio Tesser – deve saper entrare nelle menti dei giocatori, cercando di far coesistere gli interessi di ciascuno di loro, deve conquistare la loro fiducia con quella autorevolezza che si costruisce con la moralità e la coerenza nei comportamenti e nelle scelte tecniche. Fondamentali nel consolidamento del gruppo sono poi il dialogo ed il confronto quotidiano con i giocatori”.
Ma inevitabile era il riferimento durante il seminario alle dinamiche tattiche: “L’obiettivo è quello di giocare sempre un calcio propositivo – sottolinea il mister Tesser – la mia filosofia di gioco non è fatta di possesso di palla, che per funzionare ed essere vincente deve essere preciso come le lancette di un orologio, ma la mia idea di gioco è fatta di dinamismo, velocità e profondità. A fare la differenza nel calcio non sono tanto i moduli ma l’intensità dei movimenti, la concentrazione soprattutto nella fase difensiva, quando occorre dare copertura alla porta per riconquistare la palla, pressando in modo coordinato e concentrato con i vari reparti a seconda delle zone del campo, la versatilità tattica nel saper leggere la partita nei momenti cruciali, l’imprevedibilità in fase offensiva quando un dribbling, una girata improvvisa, un gesto tecnico a sorpresa, riesce a creare quella variabilità alla tattica prestabilita di movimento collettivo in campo”. Inevitabile anche un riferimento alla comunicazione radio-televisiva: “Indubbiamente oggigiorno si tende ad enfatizzare il gesto tecnico dell’attaccante che segna, del portiere che fa il miracolo o del difensore che salva sulla linea di porta – puntualizza l’ex giocatore di Napoli e Udinese – pochi notano e rimarcano invece una diagonale impeccabile, una riuscita sovrapposizione sulla fascia, uno smarcamento nello spazio: un movimento senza palla fatto alla perfezione può valere quanto un gesto tecnico risolutore del singolo”.
Ma l’imprevedibilità dipende dal talento del singolo: ne sa qualcosa proprio il tecnico Tesser che ha giocato ai tempi dell’Udinese a fianco di campioni come Zico, Franco Causio, Mauro, Virdis e De Agostini: “Sicuramente il talento – conferma Tesser – è quello in grado di fare la differenza e farti vincere la partita con l’invenzione. Ma anche il campione, senza l’apporto di tutta la squadra, non può essere decisivo sempre. Certamente deve essere un modello di riferimento per i compagni sia in campo e sia fuori il rettangolo di gioco: campioni come Zico e Causio sono stati esempi sempre in tutta la loro carriera”.
Un’isola felice del calcio italiano? “In serie A c’è sicuramente l’Empoli – conclude il mister della Ternana – un ambiente societario ideale che ha messo in condizioni l’allenatore Sarri di lavorare nel migliore dei modi, consolidando negli anni un efficace modulo tattico con un blocco di giocatori da anni intoccabile che gioca ormai a memoria e sa mettere in difficoltà tutte le grandi del campionato”. Lei giocava contro Maradona, Platini, Falcao, Rummenigge che sbarcavano nella nostra serie A: il calcio italiano ha perso valore? “Ha perso potere d’acquisto rispetto a club europei che possono permettersi i migliori campioni. E poi si è abbandonata la politica di potenziamento e valorizzazione dei nostri vivai”. Se guarda al passato con la sua maglia del Napoli agli esordi in serie A cosa ricorda? “Ricordo un ragazzo che, con la valigia in mano da Montebelluna, partiva con la volontà di fare bene e soprattutto di dare sempre il massimo come mi insegnava mio padre. Io ho avuto la fortuna di arrivare in serie A. Ma per un giovane l’unico modo di non avere rimpianti, se non arriva al traguardo, è quello di dare sempre il massimo ogni giorno. A partire dalla formazione scolastica, perché nella vita non può esistere solo il calcio”.
Marco Tosarello

