Mortazavi nasce in Iran nel 1979, anno d’inizio della rivoluzione Iraniana, schiacciata dal nascere di un governo dittatoriale e repressivo tutt’ora in carica. L’album “Green Hand”, pubblicato nel 2009, testimonia il suo l’atteggiamento politico su eventi socio-politici accaduti in Iran durante gli ultimi decenni.
Lo spirito rivoluzionario dell’artista è molto presente nelle sue composizioni, così come il virtuosismo, emozionante, pieno di desiderio e curioso, aperto al mondo, volto alla ricerca di nuovi approcci e idee per la sua evoluzione musicale. Mortazavi dedicò “Green Hand” al movimento verde nato nell’anno 2009, la “Green Revolution” del suo paese, il cui colore simboleggia la rinascita, la natura, la crescita.
Nel suo spettacolo, Mortazavi si esibisce con il Tombak ed il Daf, strumenti a percussione della tradizione Persiana, con uno stile che va ben oltre la musica tradizionale dando al pubblico l’impressione di ascoltare un’intera orchestra.
Il Tombak è uno strumento a percussione a forma di calice o coppa con un tono melodico particolare ed è lo strumento predominante nella carriera dell’artista.
Il Daf è un tamburo a cornice muto, usato generalmente per le cerimonie devozionali della pratica Sufi.
Con l’incantevole suono di questi strumenti, Mortazavi iniziò in giovane età a ideare e sviluppare nuove tecniche ritmiche e di percussione delle dita, creando variazioni di tonalità e suoni inconsueti. Mortazavi ha introdotto più di 30 tecniche e inaugurato una nuova era nella capacità di variazioni melodiche di questi strumenti.
Mortazavi usa gli strumenti percussivi tradizionali iraniani non solo per l’accompagnamento ritmico; la sua qualità è riuscire a creare melodie e suoni fantastici, quasi surreali. La sua musica va ben oltre quella tradizionale iraniana, pur fondandosi sugli strumenti tipici sui quali egli ha costruito la sua personalità artistica.
Durante le sue performance, usando ogni piccola parte delle mani e delle dita con una tecnica molto innovativa, può passare da motivi dolcissimi a ritmiche rapide e infine esplosive, rapendo lo sguardo dello spettatore in un susseguirsi di eventi sonori che diventano storia, poesia. Ogni suo spettacolo è ipnotico.
Mortazavi ha da poco pubblicato il suo ultimo album Codex, nel quale ritorna ai ritmi tradizionali della musica persiana, ma con uno spirito moderno che riesce ad oltrepassare ogni limite musicale e temporale.
L’immagine di se é quella di un giroscopio rotante, fermo a un punto ma che si apre ruotando a 360 gradi.
In questa sua figura allegorica l’artista rielabora suoni ed effetti speciali sulla struttura della musica persiana al ritmo di 6/8, con ritmi danzanti e temi molto narrativi in cui si sentono le voci del Tombak, dal quale traspaiono emozioni e un numero infinito di pensieri e associazioni che vanno poi a perdersi.
Mohammad Reza Mortazavi ha sempre suscitato critiche da parte dei conservatori della musica persiana, suoi antagonisti, e con l’album CODEX si confronta con essi traendone un’apparente equilibrio.
Il suo messaggio è semplice e ridotto: ALL IS ONE

